Grandiflora
Digitalis grandiflora | ||||||||||||||||
Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Digitalis grandiflora Mill. |
Digitalis grandiflora (Mill.)
Come si presenta
La Digitalis grandiflora è un'appariscente pianta erbacea perenne, che può raggiungere anche i 90 cm di altezza.
Il fusto di questa pianta è costituito da una parte ipogea e da una epigea. La parte ipogea, collocata nel suolo, è rappresentata dal rizoma che si estende verso il basso ed è costituita da numerose ramificazioni (di cui una, più voluminosa rispetto alle altre, è posta centralmente). Il fusto epigeo, leggermente più spesso alla base, è eretto non ramificato e lanuginoso.
Le foglie inferiori (ovvero basali) sono quasi sessili, allungate e di forma lanceolate, più grandi rispetto a quelle cauline, che si presentano di forma analoga ma che differiscono dalle prime per essere totalmente sessili. In generale, in ogni pianta, esse diminuiscono di dimensione man mano che ci si avvicina alla sommità del fusto.
I numerosi fiori di colore giallo pallido si trovano principalmente nella parte più alta del fusto e, quelli alla base fioriscono per primi. Una curiosa particolarità è che tutti “guardano” sempre nella stessa direzione, ovvero sono leggermente inclinati verso il suolo. Ogni fiore è costituito da un calice composto, all'incirca, da cinque sepali ben distinti; anche il perianzio può essere suddiviso i cinque parti distinte da evidenti incisure. All'interno la corolla, in particolare la parte inferiore, è fittamente rivestita da ciuffi di peli radi e macchie brunastre. I piccoli fiori non ancora sbocciati presentano le lacinie ripiegate verso l'interno del calice floreale. All'interno, essendo ermafrodito, presenta quattro stami, di cui due lunghi e due corti, ed un unico stigma, bilobo, posto superiormente agli stami.
I frutti sono lunghe capsule che presentano all'interno piccolissimi semi rotondeggianti.
Habitat
Si trova nei boschi cedui e nelle radure delle regioni montane e prealpine. Non presenta particolari esigenze pedologiche poiché cresce sia su suoli calcarei che silicei.
Fioritura
La D. grandiflora fiorisce da Giugno a Settembre.
Particolarità e curiosità
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Il termine latino Digitalis significa “dito”, con evidente riferimento alla caratteristica forma del fiore; l'appellativo grandiflora sta invece ad indicare la grandezza dei fiori paragonati a quelli della D. lutea.
La pianta è velenosa: le foglie contengono numerosi principi attivi, tra cui alcuni glucosidi come la digitossina, la gitossina e la gitalina, dalle proprietà cardiocinetiche, cardiotoniche e diuretiche, note fin dall'antichità. Questa pianta viene tuttora ampiamente utilizzata in campo medico, dopo opportune manipolazioni chimiche, per la sintesi di attivi adibiti alla cura delle malattie cardiache; il suo utilizzo è preferibile alle altre piante dello stesso genere poiché non presenta fenomeni di accumulo nel'organismo. Nonostante questo tutti i principi attivi vengono utilizzati in piccole dosi, a dosi elevate sono, infatti, estremamente tossici e mortali (è pertanto consigliabile non portare mai i fiori alla bocca). Il primo a determinarne le applicazioni medicinali (comuni a tutto il genere) fu Wiliam Withering, nel 1785, che le annotò nel suo saggio " "An account of the foxglove and some of its medical uses; with practical remarks on the dropsy, and some other diseases ("Una considerazione sulla Digitale e alcuni suoi utilizzi in medicina; con particolare attenzione alla idropsia, ed altre malattie"). Fu infatti il primo ad apprendere che l foglie di Digitale avevano anche la particolare proprietà di alleviare l'idropsia (ossia gli edemi). La cosa curiosa è che tuttora non sono stati scoperti principi attivi in grado di sostituire i suoi, che vengono tuttora utilizzati.
Nella celebre opera di Vincent van Gogh il Ritratto del dottor Gachet il malinconico medico rappresentato ha sul tavolo, accanto a sé, una pianta di Digitalis, che all'epoca veniva utilizzata come rimedio fitoterapico per la cura di molte malattie.
Si ipotizza che la presenza di macchie sulla superficie inferiore del tubo corollino abbia una funzione di richiamo per gli insetti impollinatori (principalmente calabroni) per i quali il polline di un fiore costituisce una fonte di nutrimento per settimane. La presenza di peli, invece, sembra impedire agli insetti troppo piccoli, e inutili alla impollinazione del fiore, di penetrare all'interno e danneggiarlo, mentre gli stessi fungono da mezzo di supporto meccanico per facilitare l'appiglio agli insetti più grandi e utili.
È specie protetta in tutta la Provincia con divieto assoluto di raccolta.
Immagini
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