Ferrugineum
Rododendro ferrugineo | ||||||||||||||||
Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Rhododendron ferrugineum L., L. | ||||||||||||||||
Nomi comuni | ||||||||||||||||
Rododendro ferrugineo |
Rhododendron ferrugineum (L.)
Come si presenta
Il R. ferrugineum è un arbusto sempreverde dai rami legnosi molto intricati che può raggiungere anche il metro in altezza.
Le foglie sono coriacee e, se osservate da vicino, sono caratterizzate dal possedere pagine inferiori fittamente pigmentate di rosso ruggine. Tali pigmentazioni conferiscono globalmente alla pagina una colorazione uniforme. Esse si trovano raggruppate lungo i fusti in gruppi numerosi disposti similmente ad una rosetta. Esse sono lunghe dai 3 ai 5 cm e superiormente presentano una bella colorazione verde scuro.
I fiori, caliciformi, sono caratterizzati dal possedere i petali saldati tra loro dalla base (che si origina a partire da un breve peduncolo, fino agli apici, che invece appaiono liberi. Similmente alle foglie, anche i fiori si organizzano in folti gruppi che si posizionano alle estremità di quasi la totalità dei rami presentandosi di un brillante colore rosa vivo o, molto raramente, bianco. Dalla impollinazione dei suddetti viene a formarsi sulla pianta un frutto capsulare pentalobato che racchiude numerosississimi semi dalle dimensioni assai ridotte. Essi, una volta raggiunto il suolo, germinano dopo molti anni e, quando ciò avviene, ne servono altrettanti prima che la nuova pianticella sia pronta a sua volta a fiorire e produrre nuovi semi. Un ciclo riproduttivo così lungo spiega la ridotta diffusione del R. ferrugineum, nonostante non sia raro poterne apprezzare vaste distese.
Habitat
Può arrivare anche oltre i 2000 m, tuttavia lo si può trovare anche a quote inferiori. Predilige suoli a pH acido o, al più, neutro e non accessive quantità di acqua.
Fioritura
Da giugno a luglio.
Particolarità e curiosità
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Il nome deriva dalle parole greche "rhodon", rosa, e "dendron", albero,
nonostante l'avversione degli alpigiani che lo sanno velenoso specialmente per le pecore e per le capre, perché ne è difficlie l'estirpazione e perché ritengono che impoverisca il suolo, sottraendolo a piante di maggiore utilità. Alla stato secco la pianta perde le sue caratteristiche di tossicità e con prudenza può essere utilizzata per usi medicinali. Dalle grosse galle che forma sulle sue foglie un fungo parassita (Exobasidium rhododendri), in lunga macerazione con olio, si ottiene il cosidetto "olio di marmotta" ritenuto assai efficace contro i dolori reumatici. Le foglie secche sono sudorifere, diuretiche, depurative e antireumatiche, usate però in grande quantità possono provocare disturbi indesiderati. Per la loro bellezza i fiori vengono spesso raccolti in massa danneggiando le piante e compromettendone la riproduzione dato che i semi sono lentissimi a germinare e le nuove piante impiegano 8-10 anni per giungere a fioritura.
Immagini
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