Ferrugineum: differenze tra le versioni
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Versione delle 10:27, 22 apr 2012
Rododendro ferrugineo | ||||||||||||||||
Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Rhododendron ferrugineum L., L. | ||||||||||||||||
Nomi comuni | ||||||||||||||||
Rododendro ferrugineo |
Rhododendron ferrugineum (L.)
Come si presenta
Il R. ferrugineum è un arbusto sempreverde dai rami legnosi molto intricati che può raggiungere anche il metro in altezza.
Le foglie ovoidali sono coriacee e glabre superiormente ma, se osservate da vicino, sono caratterizzate dal possedere pagine inferiori squamose e fittamente pigmentate di rosso ruggine. Tali pigmentazioni conferiscono globalmente alla pagina una colorazione uniforme. Esse si trovano raggruppate lungo i fusti in gruppi numerosi disposti similmente ad una rosetta. Esse sono lunghe dai 3 ai 5 cm e superiormente presentano una lucente colorazione verde scuro.
I fiori, caliciformi, sono caratterizzati dal possedere i petali saldati tra loro dalla base (che si origina a partire da un breve peduncolo, fino agli apici, che invece appaiono liberi. Similmente alle foglie, anche i fiori si organizzano in folti gruppi che si posizionano alle estremità di quasi la totalità dei rami presentandosi di un brillante colore rosa vivo o, molto raramente, bianco. Dalla impollinazione dei suddetti viene a formarsi sulla pianta un frutto capsulare pentalobato che racchiude numerosississimi semi dalle dimensioni assai ridotte. Essi, una volta raggiunto il suolo, germinano dopo molti anni e, quando ciò avviene, ne servono altrettanti prima che la nuova pianticella sia pronta a sua volta a fiorire e produrre nuovi semi. Un ciclo riproduttivo così lungo spiega la ridotta diffusione del R. ferrugineum, nonostante non sia raro poterne apprezzare vaste distese.
Habitat
Può arrivare anche oltre i 2000 m, tuttavia lo si può trovare anche a quote inferiori (fino ai 1000m). Tale distribuzione è dovuta al fatto che la suddetta pianta risulta essere particolarmente sensibile al gelo e, dunque, durante il periodo invernale trae vantaggio dalla copertura nevosa per proteggersi dalle intemperie.
Predilige suoli a pH acido o, al più, neutro e un buon approvvigionamento di acqua.
Fioritura
Da giugno fino ad agosto, a seconda della altitudine in cui si trova.
Particolarità e curiosità
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Il nome deriva dalle parole greche "rhodon", rosa, e "dendron", albero, Rosa delle alpi nonostante l'avversione degli alpigiani che lo sanno velenoso specialmente per le pecore e per le capre, perché ne è difficlie l'estirpazione e perché ritengono che impoverisca il suolo, sottraendolo a piante di maggiore utilità. Alla stato secco la pianta perde le sue caratteristiche di tossicità e con prudenza può essere utilizzata per usi medicinali. Dalle grosse galle che forma sulle sue foglie un fungo parassita (Exobasidium rhododendri), in lunga macerazione con olio, si ottiene il cosidetto "olio di marmotta" ritenuto assai efficace contro i dolori reumatici. Le foglie secche sono sudorifere, diuretiche, depurative e antireumatiche, usate però in grande quantità possono provocare disturbi indesiderati. Per la loro bellezza i fiori vengono spesso raccolti in massa danneggiando le piante e compromettendone la riproduzione dato che i semi sono lentissimi a germinare e le nuove piante impiegano 8-10 anni per giungere a fioritura.
Nei mesi invernali sono soggetti a forte rischio gli animali selvatici dal momento che, causa la scarsa disponibilità di cibo, possono talora alimentarsi delle foglie del rododendro. Sul rododendro vi erano un tempo anche diffuse credenza: si pensava ad esempio che attirasse tuoni e fulmini e per cui in lingua tedesca veniva anche chiamato „Donnerblume“ o fior di tuono. Non lo si doveva inoltre utilizzare come legna da ardere per non veder bruciare tutto ciò che si stava cucinando.
La pianta contiene tannini ed arbutina; in erboristeria, il decotto di foglie e rami secchi di rododendro sp. ferrugineum vanta proprietà diuretiche, sudorifere, antireumatiche e calmanti. [tratto da Dizionario ragionato di erboristeria e di fitoterapia, di A. Bruni, M. Nicoletti]
Perchè pagina inferiore rossa
Rhododendron hirsutum
Già ai tempi di Plinio era nota la tossicità dei rododendri, eclissata dall'eleganza e dal fascino dei loro fiori coloratissimi. Anche le api, ghiotte di nettare, sono da sempre attirate dai fiori del rododendro, ed insieme cooperano per produrre miele: al tempo dell'antico esercito romano- precisamente durante la campagna asiatica - si osservò un'intossicazione dei soldati in seguito all'assunzione di dosi eccessive di miele di rododendro.
Ad ogni modo, la probabilità di assumere miele “tossico” ottenuto dai fiori di rododendro è molto bassa poiché il nettare di questa pianta è commisto con innumerevoli varietà di altri fiori; di conseguenza, il pericolo di tossicità viene pressoché scongiurato.
In generale, tra i sintomi di tossicità acuta o cronica generata dall'assunzione smodata di estratti di rododendro, si ricordano: nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, turbe neurologiche e, in caso di severità, collasso cardiocircolatorio.
Tutte le parti della pianta di rododendro contengono andromedotossina, imputabile dell'ipotensione e del danneggiamento a lungo termine della funzionalità del cuore. Chiaramente, è valido ancora una volta l'aforisma “è la dose che fa il veleno”: il che significa che il soggetto può riportare danno solamente in seguito all'assunzione di quantità eccessive di estratto di rododendro.
Quelle appena descritte sono solo alcune delle numerosissime varietà di rododendri attualmente identificate in botanica; ad ogni modo, le svariate specie sono tutte accumunate dalle fioriture magnifiche ed appariscenti, che si esibiscono maliziosamente pavoneggiando tra gli spazi verdi della natura. piccoli semi
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