Mezereum: differenze tra le versioni
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La pianta si presenta con un '''fusto''', come già detto, legnoso ed eretto, con la corteccia di colore grigeo-rosato cosparsa di grinze e piccole escrescenze simili a verruche (si trattano di "cicatrici" lasciate dalle foglie cadute in precedenza). Nella parte più sommitale il fusto si risolve in numerosissime ramificazioni. | La pianta si presenta con un '''fusto''', come già detto, legnoso ed eretto, con la corteccia di colore grigeo-rosato cosparsa di grinze e piccole escrescenze simili a verruche (si trattano di "cicatrici" lasciate dalle foglie cadute in precedenza). Nella parte più sommitale il fusto si risolve in numerosissime ramificazioni. |
Versione delle 21:22, 3 nov 2012
Daphne mezereum
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Daphne mezereum L. | ||||||||||||||||
Sinonimi | ||||||||||||||||
Fior di stecco, Camelea, Mazzereo, Pepe di monte |
Daphne mezereum (L.)
Come si presenta
Come si presenta
La Daphne mezereum è una pianta arbustiva (dunque dal fusto legnoso) e decidua (ciò significa che durante un certo periodo dell'anno perde completamente le sue foglie), che si erge fino ad un'altezza di circa 70 cm (anche se raramente è possibile trovarla svilupparsi fino ad una altezza di 1 m).
La pianta si presenta con un fusto, come già detto, legnoso ed eretto, con la corteccia di colore grigeo-rosato cosparsa di grinze e piccole escrescenze simili a verruche (si trattano di "cicatrici" lasciate dalle foglie cadute in precedenza). Nella parte più sommitale il fusto si risolve in numerosissime ramificazioni.
Le foglie si trovano all'apice di un corto picciolo il quale, a sua volta, si origina, insieme ad altri, all'apice dei rami formando assemblamenti a rosette sulla sommità di ogni ramificazione del fusto. Ogni foglia si presenta dall'aspetto membranoso, con forma oblungo-lanceolata (sono lunghe da 3 a 8 cm) e di colore verde grigio nella pagina inferiore e verde vivace nella pagina superiore. Essendo la pianta decidua tutte le foglie sono caduche.
I fiori sessili (dunque privi di picciolo) sono di colore rosa chiaro. Sono organizzati in gruppi ai lati della parte terminale di ogni ramificazione del fusto. Ogni fiore è costituito da un perianzio rosso-purpureo costituito da 4 lacinie lanceolate (3-4 mm di larghezza e 5-6 mm di lunghezza) che terminano in un tubo di 7 mm di lunghezza, dove sono collocati gli organi riproduttivi della pianta. Essi spuntano prima delle foglie (la pianta si definisce, quindi, caulifloria) ed emanano un delicato e persistente profumo.
Il fiore, una volta fecondato, diventa un frutto che si presenta come una drupa sferica inizialmente verde che matura assumendo un colore rosso intenso. A differenza del fiore si trova "appeso" ad un breve peduncolo. Contiene un solo seme di colore giallognolo e ricco di sostanze oleose.
Habitat
Originaria dell'Europa e dell'Asia, cresce tra i faggi, sparsa nei boschi di latifoglie e nei prati, sulle rupi cespugliate, lungo il greto dei torrenti. Predilige il suolo calcareo
Fioritura
Da febbraio ad aprile e talvolta sino a maggio
Particolarità e curiosità
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Il binomio scientifico con cui viene identificata la pianta da Linneo (Dafne mezereum) ha origini etimologiche molto antiche.
In primis il nome del genere, Daphne, deriva dal greco e significa alloro, per la forte somiglianza delle foglie di questa pianta a quelle, per l'appunto, di alloro. Questo termine lo troviamo usato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco di nome Dioscoride Pedanio.
Al nome Daphne viene inoltre associato un episodio della mitologia greca secondo il quale Dafne fosse una giovane sacerdotessa della Dea greca Gea. Apollo, che si era infatuato della giovane, fu respinto dalla stessa e nel tentativo di avvicinarla la spaventò, facendola correre via. Apollo non dandosi per vinto decise di inseguirla ma durante l'inseguimento la fanciulla decise di invocare l'aiuto di Gea, poichè Apollo stava per raggiungerla, e quest'ultima decise di trasformarla in una pianta di alloro per sottrarla alle mani della divinità.
Il nome specifico, invece, trae origine dall'arabo secondo il quale significa "mortale" con ovvio riferimento alla elevata tossicità di tutte le parti della pianta.
E' infatti nota l'elevata tossicità della pianta che appare inoltre mortale per l'ingestione del frutto e dei semi. Tuttavia come pianta è conosciuta dagli albori della storia per le sue proprietà medicinali infatti nella medicina popolare può essere impiegato l'estratto alcolico della corteccia per uso esterno contro i dolori reumatici oppure sotto forma di altre preparazioni in fitoterapia come dermopurificante, dermoprotettivo e depurativo drenante. La corteccia e le bacche contengono la mezereina (un diterpene estremamente tossico) e dafnina (un “glucoside cumarinico”, cioè contenente un derivato della cumarina - la dafnetina - e glucosio)
Molto interessante è il fatto che le bacche, pur essendo velenose, sono mangiate dai tordi che evidentemente sono immuni alla tossina.
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