Githago: differenze tra le versioni

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Il '''fusto''' è eretto, semplice, o talvolta ramificato, e si sviluppa spesso anche fino a un metro di altezza: quando questo accade è molto probabile che la pianticella assuma un portamento "prostrato", e che i fusti non rimangano più eretti, ma rasenti al terreno. Si nota subito che lo stelo, insieme alle foglie, è rivestito da una caratteristica peluria biancastra. Le '''foglie''' sono opposte e sprovviste di picciolo, strette e lanceolate, e misurano complessivamente tra 5 e 8 cm; sono percorse da una robusta nervatura centrale, e si presentano di color verde azzurrognolo.
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I '''fiori''' crescono all'apice di ciascun fusto, sorretti da un calice dalle lacinie lunghe e affusolate: queste sono decisamente più lunghe della stessa corolla, tanto che, in piena fioritura, pare quasi che fungano da cornice al nuovo bocciolo. La corolla fiorale è composta da 5 petali disposti a spirale, la cui tinta sfuma dal bianco al purpureo, approssimandosi al bordo esterno del petalo; in alcuni fiori pare quasi di scorgere dei puntini viola disposti a raggiera in prossimità del centro. Si possono scorgere molto chiaramente i 5 stili, pelosi alla base, alternati agli stami, composti a loro volta dal filamento e dall'antera bianchi.
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Al termine della fioritura, alla corolla si sostituisce un '''frutto''' oblungo, contenente semi scuri, grandi e bitorzoluti.
Al termine della fioritura, alla corolla si sostituisce un '''frutto''' oblungo, contenente semi scuri, grandi e bitorzoluti.
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Il nome della famiglia, ''Agrostemma'', deriva dal greco ''agros'' e ''stemma'', espressione che significa "corona dei campi"; l'origine del termine ''githago'', invece, è tuttora incerta: alcuni ritengono  che derivi da ''git'', antico nome del coriandolo nero, che ha semi molto simili a quelli del gittaione; altri, invece, fanno risalire questo termine all'arabo ''gith'', il cui significato è tutt'ora incerto.
Il nome della famiglia, ''Agrostemma'', deriva dal greco ''agros'' e ''stemma'', espressione che significa "corona dei campi"; l'origine del termine ''githago'', invece, è tuttora incerta: alcuni ritengono  che derivi da ''git'', antico nome del coriandolo nero, che ha semi molto simili a quelli del gittaione; altri, invece, fanno risalire questo termine all'arabo ''gith'', il cui significato è tutt'ora incerto.


Questa pianta è originaria dell'Iran e dell'Arabia, e già in epoca preistorica, con la diffusione dei cereali provenienti da quelle zone, approdò nel nostro continente: oggi si trova in Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale e Nord America. Siccome è molto infestante già in passato veniva considerata una ''malerba''; oggi, tuttavia, l'eccessivo utilizzo di diserbanti e prodotti chimici sui campi ne ha ridotto esponenzialmente la presenza rendendola ormai molto rara.
Questa pianta è originaria dell'Iran e dell'Arabia e già in epoca preistorica, con la diffusione dei cereali provenienti da quelle zone, approdò nel nostro continente: oggi si trova in Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale e Nord America. Siccome è molto infestante già in passato veniva considerata una ''malerba''; oggi, tuttavia, l'eccessivo utilizzo di diserbanti e prodotti chimici sui campi ne ha ridotto esponenzialmente la presenza rendendola ormai molto rara.
Bisogna comunque dire che la sua pessima fama era ben giustificata: i semi di questa pianta sono infatti molto velenosi e spesso, finendo accidentalmente con i semi di grano, venivano macinati e utilizzati per la panificazione, andando così a mettere in ginocchio interi villaggi. Oggi sappiamo che la tossicità dei semi di questa infestante è dovuta a un glucoside saponinico, la ''agrostemina'', che, se ingerita, può causare nausea, coliche, diarrea, vertigini, delirio e convulsioni. E' velenosa anche per equini e bovini, se ingerita in grandi quantità, anche se sembra che i polli ne siano immuni.
Bisogna comunque dire che la sua pessima fama era ben giustificata: i semi di questa pianta sono infatti molto velenosi e spesso, finendo accidentalmente con i semi di grano, venivano macinati e utilizzati per la panificazione, andando così a mettere in ginocchio interi villaggi. Oggi sappiamo che la tossicità dei semi di questa infestante è dovuta a un glucoside saponinico, la ''agrostemina'', che, se ingerita, può causare nausea, coliche, diarrea, vertigini, delirio e convulsioni. E' velenosa anche per equini e bovini, se ingerita in grandi quantità, anche se sembra che i polli ne siano immuni.


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Versione attuale delle 10:40, 28 apr 2013

Gittaione
Agrostemma disegno.jpg
Classificazione scientifica
Dominio: eucariota
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Caryophyllales
Famiglia: Caryophyllaceae
Genere: Agrostemma
Specie: githago
Nomenclatura binomiale
Agrostemma githago
L.
Nomi comuni

Gittaione

Proprietà Farmacologiche

velenoso


Agrostemma githago (L.)

Come si presenta

L' Agrostemma githago è una pianta erbacea annuale, che si riconosce facilmente dal portamento elegante e dai fiori purpurei.

Morfologia del fiore (clicca per ingrandire)

Il fusto è eretto, semplice, o talvolta ramificato, e si sviluppa spesso anche fino a un metro di altezza: quando questo accade è molto probabile che la pianticella assuma un portamento "prostrato" e che i fusti non rimangano più eretti, ma rasenti al terreno. Si nota subito che lo stelo, insieme alle foglie, è rivestito da una caratteristica peluria biancastra. Le foglie sono opposte e sprovviste di picciolo, strette e lanceolate, e misurano complessivamente tra 5 e 8 cm; sono percorse da una robusta nervatura centrale e si presentano di color verde azzurrognolo.

I fiori crescono all'apice di ciascun fusto, sorretti da un calice dalle lacinie lunghe e affusolate: queste sono decisamente più lunghe della stessa corolla, tanto che, in piena fioritura, pare quasi che fungano da cornice al nuovo bocciolo. La corolla fiorale è composta da 5 petali disposti a spirale, la cui tinta sfuma dal bianco al purpureo, approssimandosi al bordo esterno del petalo; in alcuni fiori pare quasi di scorgere dei puntini viola disposti a raggiera in prossimità del centro. Si possono scorgere molto chiaramente i 5 stili, pelosi alla base, alternati agli stami, composti a loro volta dal filamento e dall'antera bianchi.

Al termine della fioritura, alla corolla si sostituisce un frutto oblungo, contenente semi scuri, grandi e bitorzoluti.

Habitat

Questa pianta fin dall'antichità ha avuto una grande diffusione, attraverso le coltivazioni nei campi di grano. Oggigiorno la si trova anche nei luoghi sassosi e nei prati, ad un'altezza compresa tra il piano e circa 1200 metri d'altezza.

Fioritura

Da maggio a giugno

Particolarità e curiosità


Avvertenza
Caduceo.png Le informazioni qui riportate non costituiscono nè provengono da prescrizione o da consiglio medico.

Il nome della famiglia, Agrostemma, deriva dal greco agros e stemma, espressione che significa "corona dei campi"; l'origine del termine githago, invece, è tuttora incerta: alcuni ritengono che derivi da git, antico nome del coriandolo nero, che ha semi molto simili a quelli del gittaione; altri, invece, fanno risalire questo termine all'arabo gith, il cui significato è tutt'ora incerto.

Questa pianta è originaria dell'Iran e dell'Arabia e già in epoca preistorica, con la diffusione dei cereali provenienti da quelle zone, approdò nel nostro continente: oggi si trova in Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale e Nord America. Siccome è molto infestante già in passato veniva considerata una malerba; oggi, tuttavia, l'eccessivo utilizzo di diserbanti e prodotti chimici sui campi ne ha ridotto esponenzialmente la presenza rendendola ormai molto rara. Bisogna comunque dire che la sua pessima fama era ben giustificata: i semi di questa pianta sono infatti molto velenosi e spesso, finendo accidentalmente con i semi di grano, venivano macinati e utilizzati per la panificazione, andando così a mettere in ginocchio interi villaggi. Oggi sappiamo che la tossicità dei semi di questa infestante è dovuta a un glucoside saponinico, la agrostemina, che, se ingerita, può causare nausea, coliche, diarrea, vertigini, delirio e convulsioni. E' velenosa anche per equini e bovini, se ingerita in grandi quantità, anche se sembra che i polli ne siano immuni.

L' Agrostemma githago viene anche usata a scopo medicinale per trattare paralisi e gastriti; ha anche effetti diuretici e espettoranti.

Immagini


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