Viridis
Helleborus viridis
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Helleborus viridis L. | ||||||||||||||||
Nomi comuni | ||||||||||||||||
Elleboro verde |
Helleborous viridis(L.)
Come si presenta
L'H.viridis è una pianta erbacea perenne rizomatosa.
Le foglie possono nascere direttamente dal rizoma o dalla base dello scapo (anche se questo accade più raramente). Sono palmate, formate da un numero dispari di segmenti in numero variabile; lanceolate, seghettate sui bordi, e collegate allo scapo da un piccolo picciolo alato. Le foglie sono caduche, e resistono sul fusto solo durante la fioritura.
Lo scapo fiorale, alto da 20 a 50 cm è nudo nella parte inferiore.
I fiori, di color verde giallastro, sono formati da 5 sepali petaloidi, che, a differenza di quanto si possa pensare, formano il calice (e non la corolla!). I veri petali (5 in numero), invece, sono ridotti a piccoli cornetti nettariferi, di colore verdastro, posti alla base dell'apparato riproduttivo vero e proprio (la corolla è quindi atrofizzata). La parte centrale del fiore è composta da un gran numero di stami, facilmente riconoscibili dal loro colore giallo, mentre i carpelli, nascosti in mezzo agli stami, sono da 3 a 7.
I frutti sono formati da 3-8 follicoli saldati alla base, lunghi 2,5-3 cm, con un'appendice lunga da 1/3 a 1/4 della lunghezza totale del follicolo; contengono tanti semi neri.
Habitat
L'E.viridis si trova nei boschi, nei cespuglieti e nelle radure da 0 a 1600 m di quota. Vive su terreno calcareo-siliceo.
Fioritura
La pianta fiorisce da Febbraio a Maggio.
Particolarità e curiosità
La composizione chimica di questa pianta si avvicina molto a quella della sua "compagna di specie" H.niger; ciò nonostante la sua azione sembra essere più violenta. Tra le sostanze presenti ricordiamo l' elleborina, l' elleboreina, due glucosidi tossici (i cui effetti possono essere diarrea, vomito, arresto cardiaco, nonché danni a livello neurologico), e degli alcaloidi simili alla veratrina e alla aconitina. In realtà queste sostanze non sono solo tossiche ("non è la sostanza che fa il veleno, ma la dose che fa il veleno"!), ma molto spesso anche mortali. La leggeda, infatti, vuole che Alessandro Magno sia morto proprio a causa delle eccessive dosi di H.viridis che gli sono state somministrate per la cura della febbre malarica. Ma l'H.viridis ha avuto anche altri utilizzi. Ad esempio nel medioevo l'elleboro verde veniva utilizzato nei riti sabbatici perchè si credeva che avesse la capacità di rendere invisibili; nell'antica Grecia, inoltre, il suo uso era fortemente consigliato per la cura della follia (si pensi alla leggenda di Ercole e dell' H.niger). I contadini, dal canto loro, ritenevano che fosse possibile predire la qualità del raccolto contando il numero di ciuffi di stami presenti: in particolar modo, quattro ciuffi erano indice di un ottimo raccolto, tre di un raccolto mediocre e due di una pessima annata.
L'etimologia del termine Helleborous deriva dall'unione di due parole greche, che nel complesso significano "cibo mortale" (il riferimento all'effetto tossico è evidente); viridis fa, molto semplicemente, riferimento al colore dei sepali.
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