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Il Giardino si | Il Parco Comunale Montano “Leopoldo e Maria Zambeletti” e il Giardino montano per la conservazione della biodiversità "Ruggero Tomaselli” sono un esempio di come vivere il patrimonio naturalistico e paesaggistico delle nostre zone, di come conservarlo e salvarlo dalle aggressioni che è costretto a subire costantemente. In breve, un esempio di come sia possibile operare in favore della conservazione della biodiversità. | ||
[[Immagine:prof_zamb.png|thumb|right|250px|Prof. Furia con la signora Zambeletti sui prati di vetta]] | |||
Tutto ciò che oggi è possibile vedere è stato realizzato grazie alla generosa donazione della signora Sofia Stringher Zambeletti, la quale, in seguito a numerosi incontri con il Prof. Salvatore Furia per la presentazione del progetto, nel 1964 decise di donare, in memoria dei genitori, i terreni che formano il compendio prativo e boschivo della Cittadella. Le condizioni originali alla base della donazione prevedevano che l’area fosse recintata e custodita per preservare il patrimonio floristico e faunistico della vetta della montagna varesina. | |||
L'intero Parco Zambeletti si estende su circa 50 ettari e comprende la “storica” abetina, impiantata dalla famiglia Zambeletti nei primi del '900, parte del lariceto a Larix leptolepis (o kaempferi), impiantato nel 1904 come primo esperimento forestale di introduzione della specie in Italia, aree di bosco misto a prevalenza di Faggio (Fagus sylvatica) e ancora zone di prateria arida, roccette e radure. | |||
Accanto alla donazione della signora Zambeletti, un finanziamento del 1981 della Direzione Generale Economia Montana e Foreste, consentì di iniziare l'opera del Giardino montano per la conservazione della biodiversità. A parte ciò e ad un modesto contributo annuale della Regione Lombardia, ora cessato, la filosofia e la materiale costruzione si deve alla dedizione ed al lavoro del Fondatore, prof. Salvatore Furia, che curò personalmente la realizzazione delle roccaglie, dei sentieri, delle scalinate e la collocazione degli esemplari floristici nelle aiuole predisposte. | |||
Il Giardino, come precedentemente accennato, è dedicato al grande botanico Ruggero Tomaselli, studioso di merito internazionale, sostenitore di questa iniziativa fin dagli inizi. [[Immagine:Cippo.jpg|thumb|left|200px|Cippo di ingresso al Giardino]]La signora Giuseppina Tomaselli, dopo la scomparsa del professore, ha donato tutte le pubblicazioni del marito all'Università di Pavia e alla Cittadella di Campo dei Fiori. | |||
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Come le altre istituzioni della Cittadella, il Giardino fu ideato già nel 1956 dal Gruppo naturalistico, strenuo propositore della legge regionale sui parchi e sulle riserve naturali. Il macigno porfirico ricorda al visitatore i pionieri della montagna Leopoldo e Maria Zambeletti, genitori della signora Sofia che donò i luoghi. La qualità di "riserva integrale speciale" è un riferimento storico, infatti il giardino sorse quando la Regione Lombardia non aveva ancora legiferato. | Come le altre istituzioni della Cittadella, il Giardino fu ideato già nel 1956 dal Gruppo naturalistico, diretto da Salvatore Furia, strenuo propositore della legge regionale sui parchi e sulle riserve naturali. Il macigno porfirico ricorda al visitatore i pionieri della montagna Leopoldo e Maria Zambeletti, genitori della signora Sofia che donò i luoghi. La qualità di "riserva integrale speciale" è un riferimento storico, infatti il giardino sorse quando la Regione Lombardia non aveva ancora legiferato. La costruzione delle opere territoriali e la conduzione del Giardino si basano su attività di volontariato. Nel 1981 l'opera ebbe un grosso impulso, grazie a un finanziamento della Direzione generale Economia montana e Foreste, con la collaborazione del benemerito Corpo forestale dello Stato, e soprattutto grazie al prezioso lavoro manuale dei soci. | ||
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Le finalità educative, didattiche e divulgative che l'istituzione si pone, in sintonia con gli scopi originali della Cittadella, trovano ampio riscontro nella frequentazione del Giardino, che in media vede l'afflusso di | Le finalità educative, didattiche e divulgative che l'istituzione si pone, in sintonia con gli scopi originali della Cittadella, trovano ampio riscontro nella frequentazione del Giardino, che in media vede l'afflusso di migliaia di visitatori all'anno. | ||
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Accanto al ruolo didattico, e di pari importanza, il Giardino "Tomaselli" svolge una specifica attività scientifica protezionistica che consiste nella tutela integrale degli endemismi locali e nella prevenzione dalla diffusione di specie ruderali o infestanti. La posizione isolata del Massiccio di Campo dei Fiori, anche se di elevazione modesta, e la natura carbonatica delle rocce fanno del suo crinale una stazione di indubbio interesse per un campionario di specie endemiche delle scogliere insubriche. | Accanto al ruolo didattico, e di pari importanza, il Giardino "Tomaselli" svolge una specifica attività scientifica protezionistica che consiste nella tutela integrale degli endemismi locali e nella prevenzione dalla diffusione di specie ruderali o infestanti. La posizione isolata del Massiccio di Campo dei Fiori, anche se di elevazione modesta, e la natura carbonatica delle rocce fanno del suo crinale una stazione di indubbio interesse per un campionario di specie endemiche delle scogliere insubriche. | ||
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Si è ritenuto di fondamentale importanza orientare lo sviluppo del Giardino montano al Campo dei Fiori non verso collezioni ricche | Si è ritenuto di fondamentale importanza orientare lo sviluppo del Giardino montano al Campo dei Fiori non verso collezioni ricche (una delle caratteristiche che abitualmente vantano i curatori dei giardini botanici è infatti il numero di specie accantonate), quanto, verso una raccolta specializzata degli elementi endemici, o significativi per altri aspetti, delle Prealpi calcaree meridionali, comprese fra il Verbano e il Baldo, che trovano qui, se opportunamente gestiti, gli habitat idonei per il loro sviluppo. | ||
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Ruggero Tomaselli
Il Parco Comunale Montano “Leopoldo e Maria Zambeletti” e il Giardino montano per la conservazione della biodiversità "Ruggero Tomaselli” sono un esempio di come vivere il patrimonio naturalistico e paesaggistico delle nostre zone, di come conservarlo e salvarlo dalle aggressioni che è costretto a subire costantemente. In breve, un esempio di come sia possibile operare in favore della conservazione della biodiversità.
Tutto ciò che oggi è possibile vedere è stato realizzato grazie alla generosa donazione della signora Sofia Stringher Zambeletti, la quale, in seguito a numerosi incontri con il Prof. Salvatore Furia per la presentazione del progetto, nel 1964 decise di donare, in memoria dei genitori, i terreni che formano il compendio prativo e boschivo della Cittadella. Le condizioni originali alla base della donazione prevedevano che l’area fosse recintata e custodita per preservare il patrimonio floristico e faunistico della vetta della montagna varesina.
L'intero Parco Zambeletti si estende su circa 50 ettari e comprende la “storica” abetina, impiantata dalla famiglia Zambeletti nei primi del '900, parte del lariceto a Larix leptolepis (o kaempferi), impiantato nel 1904 come primo esperimento forestale di introduzione della specie in Italia, aree di bosco misto a prevalenza di Faggio (Fagus sylvatica) e ancora zone di prateria arida, roccette e radure.
Accanto alla donazione della signora Zambeletti, un finanziamento del 1981 della Direzione Generale Economia Montana e Foreste, consentì di iniziare l'opera del Giardino montano per la conservazione della biodiversità. A parte ciò e ad un modesto contributo annuale della Regione Lombardia, ora cessato, la filosofia e la materiale costruzione si deve alla dedizione ed al lavoro del Fondatore, prof. Salvatore Furia, che curò personalmente la realizzazione delle roccaglie, dei sentieri, delle scalinate e la collocazione degli esemplari floristici nelle aiuole predisposte.
Il Giardino, come precedentemente accennato, è dedicato al grande botanico Ruggero Tomaselli, studioso di merito internazionale, sostenitore di questa iniziativa fin dagli inizi.
La signora Giuseppina Tomaselli, dopo la scomparsa del professore, ha donato tutte le pubblicazioni del marito all'Università di Pavia e alla Cittadella di Campo dei Fiori.
Come le altre istituzioni della Cittadella, il Giardino fu ideato già nel 1956 dal Gruppo naturalistico, diretto da Salvatore Furia, strenuo propositore della legge regionale sui parchi e sulle riserve naturali. Il macigno porfirico ricorda al visitatore i pionieri della montagna Leopoldo e Maria Zambeletti, genitori della signora Sofia che donò i luoghi. La qualità di "riserva integrale speciale" è un riferimento storico, infatti il giardino sorse quando la Regione Lombardia non aveva ancora legiferato. La costruzione delle opere territoriali e la conduzione del Giardino si basano su attività di volontariato. Nel 1981 l'opera ebbe un grosso impulso, grazie a un finanziamento della Direzione generale Economia montana e Foreste, con la collaborazione del benemerito Corpo forestale dello Stato, e soprattutto grazie al prezioso lavoro manuale dei soci.
Le finalità educative, didattiche e divulgative che l'istituzione si pone, in sintonia con gli scopi originali della Cittadella, trovano ampio riscontro nella frequentazione del Giardino, che in media vede l'afflusso di migliaia di visitatori all'anno.
Accanto al ruolo didattico, e di pari importanza, il Giardino "Tomaselli" svolge una specifica attività scientifica protezionistica che consiste nella tutela integrale degli endemismi locali e nella prevenzione dalla diffusione di specie ruderali o infestanti. La posizione isolata del Massiccio di Campo dei Fiori, anche se di elevazione modesta, e la natura carbonatica delle rocce fanno del suo crinale una stazione di indubbio interesse per un campionario di specie endemiche delle scogliere insubriche.
Si è ritenuto di fondamentale importanza orientare lo sviluppo del Giardino montano al Campo dei Fiori non verso collezioni ricche (una delle caratteristiche che abitualmente vantano i curatori dei giardini botanici è infatti il numero di specie accantonate), quanto, verso una raccolta specializzata degli elementi endemici, o significativi per altri aspetti, delle Prealpi calcaree meridionali, comprese fra il Verbano e il Baldo, che trovano qui, se opportunamente gestiti, gli habitat idonei per il loro sviluppo.