Pseudacorus

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Giaggiolo acquatico


Classificazione scientifica
Dominio: eucariota
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida
Ordine: Lamiales
Famiglia: Iridaceae
Genere: Iris
Specie: pseudacorus
Nomenclatura binomiale
Iris pseudacorus
L.
Nomi comuni

spadone
iris gialla


Iris pseudacorus (L.)

Come si presenta

Morfologia del fiore (clicca per ingrandire)

L' Iris Pseudacorus, detto comunemente Gaggiolo acquatico, è una pianta erbacea e perenne, comune in tutto il territorio italiano.

Il fusto è robusto, eretto, cilindrico-ramificato e può raggiungere l'altezza di un metro e mezzo; in terra è nascosto un rizoma obliquo particolarmente grosso e ramificato.

Le foglie basali sono spadiformi e acuminate; sono larghe circa due cm e nella maggior parte dei casi uguagliano per lunghezza il fusto. Le foglie caulinari sono simili alle basali, ma solo più lunghe.

I fiori, solitamente riuniti in infiorescenze di 3 o 5 elementi, sono immediatamente riconoscibili per la loro tonalità brillanti e per la loro morfologia caratteristica. Ciascun fiore è sorretto da un peduncolo, a sua volta avvolto da una spata erbacea lunga da 3 a 5 centimetri. Il perigonio, ovvero l' involucro fiorale, si presenta di un giallo più o meno intenso, talora sfumato di viola; è organizzato in un'alternanza di tre tepali esterni e tre tepali interni. I tepali esterni sono di dimensioni nettamente maggiori, e "ricadono" verso il basso, mostrando così i "ricami" violacei dipinti sulla loro superficie dorata; quelli interni, invece, sono molto più piccoli e protesi verso l'alto. Tutti i tepali sono saldati alla base in modo da formare un piccolo tratto tubulboso. Osservando bene il fiore, si notano, tuttavia, anche altre tre strutture dalla forma allungata, che sembrano disposte in modo da sovrapporsi ai tepali esterni. Tali elementi sono paralleli al terreno, e terminano con una specie di "ciuffetto" rivolto verso l'alto; se proviamo a sbirciare sotto alla loro lamina scorgiamo un'antera scura e allungata, la parte maschile del fiore. E, queste strane strutture, ne rappresentano proprio la controparte femminile: ognuno dei "petali" è in realtà uno stimma, trasformato nel corso dell'evoluzione in una struttura in apparenza molto diversa.

Il frutto è una capsula solcata ed un poco rigonfia con tre angoli molto evidenti, che può raggiungere i 5-6 cm di lunghezza.

Habitat

Cresce, ed è molto facile trovare numerosi esemplari ravvicinati, lungo i fossi, i canali e le paludi, dal mare alla regione submontana: in generale si ritrova in tutti i luoghi umidi fino a un'altitudine massima di 500 m.

Fioritura

Il periodo di fioritura è primaverile, e va da Aprile a Luglio.

Particolarità e curiosità

Avvertenza
Caduceo.png Le informazioni qui riportate non costituiscono nè provengono da prescrizione o da consiglio medico.

L' Iris pseudacorus probabilmente deve il suo nome a una pianta ad esso simile, l'acoro, una specie che, come l'iris, vive in ambienti acquatici, ma che si distingue per un odore caratteristico, molto più pronunciato. L' Iris pseudacorus probabilmente è l' Acorus a cui fanno riferimento Dioscoride e Galeno, entrambi famosi medici, farmacisti e botanici ellenici: il vero Acorus, infatti, non era molto conosciuto in Europa ed arrivava raramente come droga dall'Oriente. Fu Mattioli, medico rinascimentale, a chiarire la diversa origine delle due droghe: donde il nome pseudo-acorus (falso acoro). Effettivamente l'Iris contiene, soprattutto nel rizoma, notevoli quantità di sostanze chimice biologicamente attive, molte delle quali tossiche. In passato, ad esempio, venne utilizzato come astringente (per via delle grandi quantità di tannini), come tonico, diuretico, purgativo e vermigugo. Attualmente la specie viene classificata come velenosa, sia per via dei tannini che - soprattutto - a causa dell' iridina, un alcaloide tossico.

Con l'iris si realizzavano le così dette croci di giglio. Nei giorni delle festività di San Marco o dell'Ascensione, si usava raccogliere il giglio nella campagna e portarlo a benedire. Le foglie consacrate erano infilate sulla sommità tagliata di una canna, insieme alle palme e ad una candela benedetta realizzando così delle croci. Queste, entro il giorno della festività della Santissima Croce, erano posizionate nei campi a protezione del raccolto. Nel corso della mietitura il primo lavorante che s'imbatteva in una di queste croci doveva raccogliere alcune spighe del campo, intrecciarle e posarle sull'insegna cristiana, come ringraziamento per la messe che anche quell'anno era stata assicurata. Dopo la mietitura, in alcune zone si usava trasportare le croci di giglio nell'aia ove era allestito "il barcone", l'insieme dei covoni accatastati prima della trebbiatura.

Immagini


Link

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