Mezereum: differenze tra le versioni

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===Particolarità e curiosità===
===Particolarità e curiosità===
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E' specie fortemente tossica in ogni sua parte Conosciuta dagli albori della storia per le sue proprietà medicinali. La corteccia contiene la "mezereina". Poche drupe, se ingerite, possono provocare la morte di un uomo.




Il binomio scientifico con cui viene identificata la pianta da Linneo (''D. mezereum'') ha origini etimologiche molto antiche.
In primis il nome del genere, Daphne, deriva dal greco e significa alloro, per la forte somiglianza delle foglie di questa pianta a quelle, per l'appunto, di alloro. Questo termine lo troviamo usato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco di nome Dioscoride Pedanio.
Al nome ''Daphne'' viene inoltre associato un episodio della mitologia greca secondo il quale Dafne fosse una giovane sacerdotessa della Dea greca Gea. Apollo, che si era infatuato della giovane, fu respinto dalla stessa e nel tentativo di avvicinarla la spaventò, facendola correre via. Apollo non dandosi per vinto decise di inseguirla ma durante l'inseguimento la fanciulla decise di invocare l'aiuto di Gea, poichè Apollo stava per raggiungerla, e quest'ultima decise di trasformarla in una pianta di alloro per sottrarla alle mani della divinità.


Etimologia: il nome generico viene dal greco Daphne = "alloro," per la somiglianza delle foglie, il nome specifico dall'arabo e significa "mortale" con riferimento alla elevata tossicità della pianta.
Il nome specifico, invece, trae origine dall'arabo secondo il quale significa "mortale" con ovvio riferimento alla elevata tossicità di tutte le parti della pianta.


Proprietà ed utilizzi:  Specie tossica
E' infatti nota l'elevata tossicità della pianta che appare inoltre mortale per l'ingestione del frutto e dei semi.
Alla pari delle altre specie del genere Daphne, è una pianta molto velenosa in tutte le sue parti, mortale per l'ingestione di bacche e semi.  
Tuttavia come pianta è conosciuta dagli albori della storia per le sue proprietà medicinali infatti nella medicina popolare può essere impiegato l'estratto alcolico della corteccia per uso esterno contro i dolori reumatici oppure  sotto forma di altre preparazioni in fitoterapia come dermopurificante, dermoprotettivo e depurativo drenante.
La medicina popolare impiega l'estratto alcolico della corteccia per uso esterno contro i dolori reumatici. Inoltre questa pianta viene usata in fitoterapia come dermopurificante, dermoprotettivo e depurativo drenante.
La corteccia e le bacche contengono la ''mezereina'' (un diterpene estremamente tossico) e ''dafnina''(un “glucoside cumarinico”, cioè contenente un derivato della cumarina - la dafnetina - e glucosio)


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Molto interessante è il fatto che le bacche, pur essendo velenose, sono mangiate dai tordi che evidentemente sono immuni alla tossina.
 
Il nome generico di questa pianta (Daphne) lo troviamo usato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma di nome Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa). Probabilmente nel nominare questa ed altre piante dello stesso genere si ricordò della leggenda di Apollo e Dafne. Il nome Daphne in greco significa “alloro” e le foglie di queste piante sono molto simili a quelle dell'alloro.
Mentre il nome specifico (mezereum) deriva da una radice araba e significa “mortale”, questo in riferimento ovviamente alla velenosità della pianta[1].
Il binomio scientifico completo è stato definito da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
I tedeschi chiamano questa pianta col nome di Gewohnlicher Seidelbast, oppure Kellerhals, oppure Zilande; mentre i francesi la chiamano Daphne mezereon, oppure Bois gentil, ma anche Jolibois; mentre gli anglosassoni la chiamano Spurge Olive.
 
Le bacche pur essendo velenose sono mangiate dai tordi (uccelli) che evidentemente sono immuni dal veleno; in questo modo disperdono i semi della pianta con i loro escrementi.
 
Sostanze presenti: nelle varie parti della pianta è contenuta una “resina acridica”, chiamata mezerina, ma anche un glucoside amaro e velenoso denominato dafnina (è un “glucoside cumarinico” formato da due composti: glucosio e dafnetina).
Proprietà curative: anticamente gli estratti di questa pianta venivano usati come purganti, vescicanti (uso esterno) e per i dolori reumatici. In tempi più recenti dalla corteccia si ricavano diuretici e stimolanti da usarsi sempre sotto stretto controllo medico.
Parti usate: soprattutto la corteccia (fresca o macerata nell'acqua o nell'aceto) dalla quale si ricavano sostanze alcooliche.
 
L'industria ricava da questa piante dei coloranti (giallo e verde-bruno dalle foglie) e dell'olio (il seme contiene fino al 30% di oli grassi)


===Immagini===
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Versione delle 12:36, 30 set 2012

Daphne mezereum


Classificazione scientifica
Dominio: eucariota
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Myrtales
Famiglia: Thymelaeaceae
Genere: Daphne
Specie: mezereum
Nomenclatura binomiale
Daphne mezereum
L.
Sinonimi

Fior di stecco, Camelea, Mazzereo, Pepe di monte


Daphne mezereum (L.)

Come si presenta

Come si presenta

La D. mezereum è una pianta arbustiva (dunque dal fusto legnoso) e decidua (ciò significa che durante un certo periodo dell'anno perde completamente le sue foglie), che si erge fino ad un'altezza di circa 70 cm (anche se raramente è possibile trovarla svilupparsi fino ad una altezza di 1 m).

La pianta si presenta con un fusto, come già detto, legnoso ed eretto, con la corteccia di colore grigeo-rosato cosparsa di grinze e piccole escrescenze simili a verruche (si trattano di "cicatrici" lasciate dalle foglie cadute in precedenza). Nella parte più sommitale il fusto si risolve in numerosissime ramificazioni.

Le foglie si trovano all'apice di un corto picciolo il quale, a sua volta, si origina, insieme ad altri, all'apice dei rami formando assemblamenti a rosette sulla sommità di ogni ramificazione del fusto. Ogni foglia si presenta dall'aspetto membranoso, con forma oblungo-lanceolata (sono lunghe da 3 a 8 cm) e di colore verde grigio nella pagina inferiore e verde vivace nella pagina superiore. Essendo la pianta decidua tutte le foglie sono caduche.

I fiori sessili (dunque privi di picciolo) sono di colore rosa chiaro. Sono organizzati in gruppi ai lati della parte terminale di ogni ramificazione del fusto. Ogni fiore è costituito da un perianzio rosso-purpureo costituito da 4 lacinie lanceolate (3-4 mm di larghezza e 5-6 mm di lunghezza) che terminano in un tubo di 7 mm di lunghezza, dove sono collocati gli organi riproduttivi della pianta. Essi spuntano prima delle foglie (la pianta si definisce, quindi, caulifloria) ed emanano un delicato e persistente profumo.


Il fiore, una volta fecondato, diventa un frutto che si presenta come una drupa sferica inizialmente verde che matura assumendo un colore rosso intenso. A differenza del fiore si trova "appeso" ad un breve peduncolo. Contiene un solo seme di colore giallognolo e ricco di sostanze oleose.

Habitat

Originaria dell'Europa e dell'Asia, cresce tra i faggi, sparsa nei boschi di latifoglie e nei prati, sulle rupi cespugliate, lungo il greto dei torrenti. Predilige il suolo calcareo

Fioritura

Da febbraio ad aprile e talvolta sino a maggio

Particolarità e curiosità

Avvertenza
Caduceo.png Le informazioni qui riportate non costituiscono nè provengono da prescrizione o da consiglio medico.


Il binomio scientifico con cui viene identificata la pianta da Linneo (D. mezereum) ha origini etimologiche molto antiche. In primis il nome del genere, Daphne, deriva dal greco e significa alloro, per la forte somiglianza delle foglie di questa pianta a quelle, per l'appunto, di alloro. Questo termine lo troviamo usato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco di nome Dioscoride Pedanio. Al nome Daphne viene inoltre associato un episodio della mitologia greca secondo il quale Dafne fosse una giovane sacerdotessa della Dea greca Gea. Apollo, che si era infatuato della giovane, fu respinto dalla stessa e nel tentativo di avvicinarla la spaventò, facendola correre via. Apollo non dandosi per vinto decise di inseguirla ma durante l'inseguimento la fanciulla decise di invocare l'aiuto di Gea, poichè Apollo stava per raggiungerla, e quest'ultima decise di trasformarla in una pianta di alloro per sottrarla alle mani della divinità.

Il nome specifico, invece, trae origine dall'arabo secondo il quale significa "mortale" con ovvio riferimento alla elevata tossicità di tutte le parti della pianta.

E' infatti nota l'elevata tossicità della pianta che appare inoltre mortale per l'ingestione del frutto e dei semi. Tuttavia come pianta è conosciuta dagli albori della storia per le sue proprietà medicinali infatti nella medicina popolare può essere impiegato l'estratto alcolico della corteccia per uso esterno contro i dolori reumatici oppure sotto forma di altre preparazioni in fitoterapia come dermopurificante, dermoprotettivo e depurativo drenante. La corteccia e le bacche contengono la mezereina (un diterpene estremamente tossico) e dafnina(un “glucoside cumarinico”, cioè contenente un derivato della cumarina - la dafnetina - e glucosio)

Molto interessante è il fatto che le bacche, pur essendo velenose, sono mangiate dai tordi che evidentemente sono immuni alla tossina.

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