Fioriera garage: differenze tra le versioni

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Gli studi botanici pongono sempre maggior attenzione alle fitocenosi (fiton=pianta; koinos=comune). Il termine sta a significare che in un medesimo terreno o porzione di suolo, una certa quantità  di specie diverse danno vita ad un raggruppamento di individui vegetali accomunati dalle esigenze nutritive e dalla necessità di esposizione alla luce e al calore,  con l'unico scopo di continuare la vita della specie e la sua riproduzione.
Le specie "pioniere" si associano in "comunità" sui detriti e sui ghiaioni, sui pendii esposti alla furia dei venti, alle calure canicolari e ai geli brucianti per formare schiere compatte e farsi strada a preparare l'humus,  perché le specie dominanti in biomassa possano un giorno prenderne il posto, ora inospitale. L'unico substrato nutritizio è costituito dal terriccio posto al di sotto dello strato sassoso. Questi habitat possono dare l'impressione di aridità estrema ma in realtà solo di rado la vegetazione soffre per la mancanza di acqua. Lo strato superiore, infatti, preserva efficacemente dalla disidratazione lo strato inferiore costituito dal terriccio.
Le specie "pioniere" si associano in "comunità" sui detriti e sui ghiaioni, sui pendii esposti alla furia dei venti, alle calure canicolari e ai geli brucianti per formare schiere compatte e farsi strada a preparare l'humus,  perché le specie dominanti in biomassa possano un giorno prenderne il posto, ora inospitale. L'unico substrato nutritizio è costituito dal terriccio posto al di sotto dello strato sassoso. Questi habitat possono dare l'impressione di aridità estrema ma in realtà solo di rado la vegetazione soffre per la mancanza di acqua. Lo strato superiore, infatti, preserva efficacemente dalla disidratazione lo strato inferiore costituito dal terriccio.



Versione delle 20:12, 1 set 2012


Fioriera deli sfasciumi calcarei

Le specie "pioniere" si associano in "comunità" sui detriti e sui ghiaioni, sui pendii esposti alla furia dei venti, alle calure canicolari e ai geli brucianti per formare schiere compatte e farsi strada a preparare l'humus, perché le specie dominanti in biomassa possano un giorno prenderne il posto, ora inospitale. L'unico substrato nutritizio è costituito dal terriccio posto al di sotto dello strato sassoso. Questi habitat possono dare l'impressione di aridità estrema ma in realtà solo di rado la vegetazione soffre per la mancanza di acqua. Lo strato superiore, infatti, preserva efficacemente dalla disidratazione lo strato inferiore costituito dal terriccio.

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Una peculiarità comune a questa flora consiste nell' incapacità di vivere fuori del loro ambiente. Qualora i semi cadessero nelle praterie non potrebbero svilupparsi perché le giovani pianticelle non reggono alla concorrenza delle altre specie presenti. Le rocce ed i detriti, accolgono quindi, difendono e conservano una vasta flora fra le più interessanti da studiare in quanto sviluppatasi senza contaminazioni, in una sorta di " horti conclusi" naturali.

Numerosi sono gli "endemismi" ossia specie presenti in areali molto ristretti, alcune sono specie relitte dell’ultima glaciazione, come il Camedrio alpino (Dryas octopetala), la rarissima Campanula Raineri, il Papavero retico, la Linaria Alpina. Vanno pure ricordati il Garofano dei ghiacciai (Dianthus glacialis) numerose Sassifraghe, Sedum e Semprevivi: il Semprevivo dei tetti (Sempervivum tectorum) lussureggia con rosette rossastre grasse e lucide, il Semprevivo ragnateloso ((Sempervivum arachnoideum) forma assembramenti compatti con rosette candide al centro per una densa e finissima rete di peli ed ancora l'azzurra Globularia (Globularia cordifolia), che si stende a colonizzare le scogliere calcaree. Appartengono a questi insediamenti la Silene acaulis dai verdi pulvini cosparsi di piccoli fiori rosati. Nelle fessure si insediano numerose le Primule, come la tipica e profumata Primula auricola, gialla, e la Primula irsuta (Primula hirsuta) rosa. L'ornamento più noto di questi ambienti è la Stella Alpina (Leontopodium alpinum), tutta ricoperta di peli lanugginosi, tranne i piccoli capolini gialli. Non è la pianta che raggiunge la maggior altitudine pur tuttavia è il simbolo più noto delle nostre Alpi e purtroppo anche la più ricercata tra la flora delle rupi inaccessibili, che stanno diventando il suo estremo rifugio.

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