Ferrugineum: differenze tra le versioni

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===Come si presenta===
===Come si presenta===
Il ''R. ferrugineum'' è un arbusto sempreverde dai rami legnosi molto intricati che può raggiungere anche il metro in altezza.
[[file:Rodferrugineum.png|thumb|left|Morfologia del fiore (clicca per ingrandire)|300px]]
Il ''Rhododendron ferrugineum'' è un arbusto sempreverde dai rami legnosi e molto intricati, che può raggiungere anche il metro di altezza.


Le '''foglie''' ovoidali sono coriacee e glabre superiormente ma, se osservate da vicino, sono caratterizzate dal possedere pagine inferiori squamose e fittamente pigmentate di rosso ruggine. Tali pigmentazioni conferiscono globalmente alla pagina una colorazione uniforme. Esse si trovano raggruppate lungo i fusti in gruppi numerosi disposti similmente ad una rosetta. Esse sono lunghe dai 3 ai 5 cm e superiormente presentano una lucente colorazione verde scuro.
Le '''foglie''' ovoidali sono coriacee e glabre superiormente ma, se osservata da vicino, la pagina inferiore risulta squamosa e fittamente pigmentata di rosso ruggine. Tali pigmentazioni conferiscono globalmente alla pagina una colorazione uniforme. Le foglie sono lunghe dai 3 ai 5 cm e superiormente presentano una lucente colorazione verde scuro; si trovano raggruppate lungo i [[Strutture vegetali#F|fusti]] in gruppi numerosi, disposte come a formare delle rosette.


I '''fiori''', caliciformi, sono caratterizzati dal possedere i petali saldati tra loro dalla base (che si origina a partire da un breve peduncolo, fino agli apici, che invece appaiono liberi. Similmente alle foglie, anche i fiori si organizzano in folti gruppi che si posizionano alle estremità di quasi la totalità dei rami presentandosi di un brillante colore rosa vivo o, molto raramente, bianco.  
I '''fiori''', organizzati, come le foglie, in folti gruppi, nascono all'estremità di quasi tutti i rami; il loro colore brillante, rosa vivo nella maggior parte dei casi, bianco solo rarissime volte, li rende facilmente riconoscibili. La [[Strutture vegetali#C|corolla]] assomiglia a una piccola campanula strozzata in basso: i cinque [[Strutture vegetali#P|petali]], infatti, sono saldati alla base, circa fino a metà della loro lunghezza; solo nella parte sommitale i vari elementi si separano, e la corolla si "apre", rendendo visibili, a un osservatore curioso, gli organi riproduttivi nascosti all'interno. Tuttavia solo le [[Strutture vegetali#A|antere]], protese verso l'alto, si riescono ad osservare con facilità. Talvolta, la parte esterna del fiore risulta coperta da una serie di minutissime macchie giallo-arancio.
Dalla impollinazione dei suddetti viene a formarsi sulla pianta un '''frutto''' capsulare pentalobato che racchiude numerosississimi semi dalle dimensioni assai ridotte. Essi, una volta raggiunto il suolo, germinano dopo molti anni e, quando ciò avviene, ne servono altrettanti prima che la nuova pianticella sia pronta a sua volta a fiorire e produrre nuovi semi. Un ciclo riproduttivo così lungo spiega la ridotta diffusione del R. ferrugineum, nonostante non sia raro poterne apprezzare vaste distese.
 
A impollinazione avvenuta il fiore viene sostituito da un '''frutto''' capsulare pentalobato, che racchiude numerosississimi semi dalle dimensioni assai ridotte. Questi, una volta raggiunto il suolo, germinano dopo molti anni; quando questo avviene, tuttavia, sono poi necessari altrettanti anni prima che la nuova pianticella sia pronta a sua volta a fiorire e produrre nuovi semi. Un ciclo riproduttivo così lungo spiega la ridotta diffusione del ''Rhododendron ferrugineum'', nonostante non sia raro poterne apprezzare vaste distese, soprattutto in alta montagna.


===Habitat===
===Habitat===
Può arrivare anche oltre i 2000 m, tuttavia lo si può trovare anche a quote inferiori (fino ai 1000m). Tale distribuzione è dovuta al fatto che la suddetta pianta risulta essere particolarmente sensibile al gelo e, dunque, durante il periodo invernale trae vantaggio dalla copertura nevosa per proteggersi dalle intemperie.
Il ''Rhododendron ferrugineum'' può arrivare anche oltre i 2000 m, anche se non è raro scovarlo anche a quote inferiori (fino ai 1000m): grazie al suo portamento prostrato, infatti, questa pianta è in grado di resistere alle condizioni proibitive che si ritrovano nel periodo invernale alle alte quote semplicemente "rifugiandosi" sotto la spessa coperta nevosa.  


Predilige suoli a pH acido o, al più, neutro e un buon approvvigionamento di acqua.
Predilige suoli a pH acido o, al più, neutro e un buon approvvigionamento di acqua.


===Fioritura===
===Fioritura===
Da giugno fino ad agosto, a seconda della altitudine in cui si trova.
Da Giugno fino ad Agosto, a seconda della altitudine in cui si trova.


===Particolarità e curiosità===
===Particolarità e curiosità===
{{avvertenze}}
{{avvertenze}}
Il nome deriva dalle parole greche "rhodon", rosa, e "dendron", albero,
Rosa delle alpi
nonostante l'avversione degli alpigiani che lo sanno velenoso specialmente per le pecore e per le capre, perché ne è difficlie l'estirpazione e perché ritengono che impoverisca il suolo, sottraendolo a piante di maggiore utilità. Alla stato secco la pianta perde le sue caratteristiche di tossicità e con prudenza può essere utilizzata per usi medicinali. Dalle grosse galle che forma sulle sue foglie un fungo parassita (Exobasidium rhododendri), in lunga macerazione con olio, si ottiene il cosidetto "olio di marmotta" ritenuto assai efficace contro i dolori reumatici. Le foglie secche sono sudorifere, diuretiche, depurative e antireumatiche, usate però in grande quantità possono provocare disturbi indesiderati. Per la loro bellezza i fiori vengono spesso raccolti in massa danneggiando le piante e compromettendone la riproduzione dato che i semi sono lentissimi a germinare e le nuove piante impiegano 8-10 anni per giungere a fioritura.
Nei mesi invernali sono soggetti a forte rischio gli animali selvatici dal momento che, causa la scarsa disponibilità di cibo, possono talora alimentarsi delle foglie del rododendro.
Sul rododendro vi erano un tempo anche diffuse credenza: si pensava ad esempio che attirasse tuoni e fulmini e per cui in lingua tedesca veniva anche chiamato „Donnerblume“ o fior di tuono. Non lo si doveva inoltre utilizzare come legna da ardere per non veder bruciare tutto ciò che si stava cucinando.


La pianta contiene tannini ed arbutina; in erboristeria, il decotto di foglie e rami secchi di rododendro sp. ferrugineum vanta proprietà diuretiche, sudorifere, antireumatiche e calmanti. [tratto da Dizionario ragionato di erboristeria e di fitoterapia, di A. Bruni, M. Nicoletti]
Il genere ''Rhododendron'' (che comprende anche il noto sottogenere delle Azalee, piante che sovente abbelliscono i nostri giardini grazie ai colori brillanti e appariscenti dei fiori) raggruppa un gran numero di specie, localizzate soprattutto nei paesi asiatici. In Italia le specie rappresentative e spontanee sono, per l'appunto, il ''Rhododendron ferrugineum'' e il ''Rhododendron hirsutum'', che differisce dal primo  principalmente per via delle sue foglie. Queste, infatti, non presentano la caratteristica pigmentazione nella pagina inferiore e sono interamente ricoperte da una folta peluria; in più il ''Rhododendron hirsutum'' predilige terreni calcarei.


Perchè pagina inferiore rossa
Il nome ''Rhododendron'' deriva dalle parole greche "rhodon", rosa, e "dendron", albero: non stupisce dunque che gli venga attribuito comunemente anche il nome di "Rosa delle alpi".


La pianta è caratterizzata dal possedere un fungo parassita, dal nome scientifico, decisamente appropriato, di ''Exobasidium rhododendri''. Questo funghetto è legato alla presenza di grosse galle giallognole, dal diametro di anche 1 cm. A partire da quest'ultime, se raccolte e lasciate macerare per molto tempo in olio, si può ottenere un famoso unguento: il cosiddetto "olio di marmotta", dalle caratteristiche proprietà antireumatiche.


Rhododendron hirsutum
Per quanto riguarda la pianta, questa risulta, allo stato fresco, abbastanza velenosa, per via della presenza, al suo interno, di tannini e altre sostanze nocive, come l'''andromedotossina''.
Per questo motivo, e non solo, non gode di buona reputazione da parte degli alpigiani: gli animali da pascolo, infatti, tendono a nutrirsene in mancanza di altro, rimanendone così intossicati; per di più, a causa delle sue esigenze abbastanza importanti, il ''Rhododendron ferrugineum'' impoverisca il suolo, prevenendo la crescita di piante assai più utili.
La risposta fisiologica che segue all'ingestione di importarti quantità di parti appartenenti al rododendro sono queste: nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, turbe neurologiche e, al limite, collasso cardiocircolatorio.
Secca perde buona parte delle sue proprietà tossiche e può essere prudentemente utilizzata per la sintesi di medicinali (ricordando sempre che, come narra il famoso proverbio, "è la dose a fare il veleno"). Le foglie secche presentano le stesse proprietà che caratterizzano anche le galle di ''Exobasidium''.
Le api, ghiotte del suo abbondante nettare producono un miele che, in dosi abbondanti, può risultare anch'esso lievemente tossico (anche se molto meno della pianta in se' poiché, dato che le api utilizzano il nettare di molti fiori per produrre il loro dolce liquido, le proprietà tossiche vengono attenuate). Nonostante questo Plinio il Vecchio (Gaio Plinio II) in "Naturalis Historia" ci narra che, anticamente, i soldati appartenenti ad una legione dell'esercito romano, durante un campagna in Asia (luogo nel quale, come abbiamo già precedentemente accennato, sono presenti numerose specie rappresentative del genere ''Rhododendron'') rimasero intossicati a causa della eccessiva assunzione di miele a base di rododendro.


Esisistono rare produzioni di miele puro di Rododendro, molto difficile da ottenere poiché a quelle altitudini le api stentano a sopravvivere (la produzione viene di fatti basata sulla così detta "apicoltura nomade").


Già ai tempi di Plinio era nota la tossicità dei rododendri, eclissata dall'eleganza e dal fascino dei loro fiori coloratissimi. Anche le api, ghiotte di nettare, sono da sempre attirate dai fiori del rododendro, ed insieme cooperano per produrre miele: al tempo dell'antico esercito romano- precisamente durante la campagna asiatica - si osservò un'intossicazione dei soldati in seguito all'assunzione di dosi eccessive di miele di rododendro.
Sul rododendro un tempo erano diffuse parecchie credenze: si pensava, ad esempio, che attirasse tuoni e fulmini; per questo motivo in tedesco veniva anche identificato come "Donnerblume" o "fior di tuono". Anche il suo utilizzo come legna da ardere veniva scoraggiato poiché si pensava che facesse bruciare qualsiasi cosa si cucinasse col fuoco da esso prodotto.
Ad ogni modo, la probabilità di assumere miele “tossico” ottenuto dai fiori di rododendro è molto bassa poiché il nettare di questa pianta è commisto con innumerevoli varietà di altri fiori; di conseguenza, il pericolo di tossicità viene pressoché scongiurato.
In generale, tra i sintomi di tossicità acuta o cronica generata dall'assunzione smodata di estratti di rododendro, si ricordano: nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, turbe neurologiche e, in caso di severità, collasso cardiocircolatorio.


Tutte le parti della pianta di rododendro contengono andromedotossina, imputabile dell'ipotensione e del danneggiamento a lungo termine della funzionalità del cuore. Chiaramente, è valido ancora una volta l'aforisma “è la dose che fa il veleno”: il che significa che il soggetto può riportare danno solamente in seguito all'assunzione di quantità eccessive di estratto di rododendro.
Il suo legno veniva altresì utilizzato per produrre scope, mobili e bastoni.


Quelle appena descritte sono solo alcune delle numerosissime varietà di rododendri attualmente identificate in botanica; ad ogni modo, le svariate specie sono tutte accumunate dalle fioriture magnifiche ed appariscenti, che si esibiscono maliziosamente pavoneggiando tra gli spazi verdi della natura.
Per concludere un'ultima particolarità sulle foglie. Il colore rosso della pagina inferiore è legato alla presenza di alcune ghiandole ferruginee, che altro non sono se non ''tricomi'' (cioè dei peli ghiandolari), delle strutture simili a scaglie, in questo caso, in grado di produrre i composti chimici tossici sopra accennati. Inoltre, siccome il ''Rhododendron ferrugineum'' cresce su terreni particolarmente ricchi di ferro libero, elemento tossico, se presente in eccesso, la pianta utilizza questi piccoli "depositi fogliari" per immagazzinare questo ferro in più: ecco perchè il colore ruggine.
piccoli semi


===Immagini===
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===Link===
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Versione attuale delle 11:57, 24 feb 2013

Rododendro ferrugineo
Ferrugineum disegno.jpeg
Classificazione scientifica
Dominio: eucariota
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida
Ordine: Rosales
Famiglia: Ericaceae
Genere: Rhododendron
Specie: ferrugineum
Nomenclatura binomiale
Rhododendron ferrugineum
L.
Nomi comuni

Rododendro ferrugineo


Rhododendron ferrugineum (L.)

Come si presenta

Morfologia del fiore (clicca per ingrandire)

Il Rhododendron ferrugineum è un arbusto sempreverde dai rami legnosi e molto intricati, che può raggiungere anche il metro di altezza.

Le foglie ovoidali sono coriacee e glabre superiormente ma, se osservata da vicino, la pagina inferiore risulta squamosa e fittamente pigmentata di rosso ruggine. Tali pigmentazioni conferiscono globalmente alla pagina una colorazione uniforme. Le foglie sono lunghe dai 3 ai 5 cm e superiormente presentano una lucente colorazione verde scuro; si trovano raggruppate lungo i fusti in gruppi numerosi, disposte come a formare delle rosette.

I fiori, organizzati, come le foglie, in folti gruppi, nascono all'estremità di quasi tutti i rami; il loro colore brillante, rosa vivo nella maggior parte dei casi, bianco solo rarissime volte, li rende facilmente riconoscibili. La corolla assomiglia a una piccola campanula strozzata in basso: i cinque petali, infatti, sono saldati alla base, circa fino a metà della loro lunghezza; solo nella parte sommitale i vari elementi si separano, e la corolla si "apre", rendendo visibili, a un osservatore curioso, gli organi riproduttivi nascosti all'interno. Tuttavia solo le antere, protese verso l'alto, si riescono ad osservare con facilità. Talvolta, la parte esterna del fiore risulta coperta da una serie di minutissime macchie giallo-arancio.

A impollinazione avvenuta il fiore viene sostituito da un frutto capsulare pentalobato, che racchiude numerosississimi semi dalle dimensioni assai ridotte. Questi, una volta raggiunto il suolo, germinano dopo molti anni; quando questo avviene, tuttavia, sono poi necessari altrettanti anni prima che la nuova pianticella sia pronta a sua volta a fiorire e produrre nuovi semi. Un ciclo riproduttivo così lungo spiega la ridotta diffusione del Rhododendron ferrugineum, nonostante non sia raro poterne apprezzare vaste distese, soprattutto in alta montagna.

Habitat

Il Rhododendron ferrugineum può arrivare anche oltre i 2000 m, anche se non è raro scovarlo anche a quote inferiori (fino ai 1000m): grazie al suo portamento prostrato, infatti, questa pianta è in grado di resistere alle condizioni proibitive che si ritrovano nel periodo invernale alle alte quote semplicemente "rifugiandosi" sotto la spessa coperta nevosa.

Predilige suoli a pH acido o, al più, neutro e un buon approvvigionamento di acqua.

Fioritura

Da Giugno fino ad Agosto, a seconda della altitudine in cui si trova.

Particolarità e curiosità

Avvertenza
Caduceo.png Le informazioni qui riportate non costituiscono nè provengono da prescrizione o da consiglio medico.

Il genere Rhododendron (che comprende anche il noto sottogenere delle Azalee, piante che sovente abbelliscono i nostri giardini grazie ai colori brillanti e appariscenti dei fiori) raggruppa un gran numero di specie, localizzate soprattutto nei paesi asiatici. In Italia le specie rappresentative e spontanee sono, per l'appunto, il Rhododendron ferrugineum e il Rhododendron hirsutum, che differisce dal primo principalmente per via delle sue foglie. Queste, infatti, non presentano la caratteristica pigmentazione nella pagina inferiore e sono interamente ricoperte da una folta peluria; in più il Rhododendron hirsutum predilige terreni calcarei.

Il nome Rhododendron deriva dalle parole greche "rhodon", rosa, e "dendron", albero: non stupisce dunque che gli venga attribuito comunemente anche il nome di "Rosa delle alpi".

La pianta è caratterizzata dal possedere un fungo parassita, dal nome scientifico, decisamente appropriato, di Exobasidium rhododendri. Questo funghetto è legato alla presenza di grosse galle giallognole, dal diametro di anche 1 cm. A partire da quest'ultime, se raccolte e lasciate macerare per molto tempo in olio, si può ottenere un famoso unguento: il cosiddetto "olio di marmotta", dalle caratteristiche proprietà antireumatiche.

Per quanto riguarda la pianta, questa risulta, allo stato fresco, abbastanza velenosa, per via della presenza, al suo interno, di tannini e altre sostanze nocive, come l'andromedotossina. Per questo motivo, e non solo, non gode di buona reputazione da parte degli alpigiani: gli animali da pascolo, infatti, tendono a nutrirsene in mancanza di altro, rimanendone così intossicati; per di più, a causa delle sue esigenze abbastanza importanti, il Rhododendron ferrugineum impoverisca il suolo, prevenendo la crescita di piante assai più utili. La risposta fisiologica che segue all'ingestione di importarti quantità di parti appartenenti al rododendro sono queste: nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, turbe neurologiche e, al limite, collasso cardiocircolatorio. Secca perde buona parte delle sue proprietà tossiche e può essere prudentemente utilizzata per la sintesi di medicinali (ricordando sempre che, come narra il famoso proverbio, "è la dose a fare il veleno"). Le foglie secche presentano le stesse proprietà che caratterizzano anche le galle di Exobasidium. Le api, ghiotte del suo abbondante nettare producono un miele che, in dosi abbondanti, può risultare anch'esso lievemente tossico (anche se molto meno della pianta in se' poiché, dato che le api utilizzano il nettare di molti fiori per produrre il loro dolce liquido, le proprietà tossiche vengono attenuate). Nonostante questo Plinio il Vecchio (Gaio Plinio II) in "Naturalis Historia" ci narra che, anticamente, i soldati appartenenti ad una legione dell'esercito romano, durante un campagna in Asia (luogo nel quale, come abbiamo già precedentemente accennato, sono presenti numerose specie rappresentative del genere Rhododendron) rimasero intossicati a causa della eccessiva assunzione di miele a base di rododendro.

Esisistono rare produzioni di miele puro di Rododendro, molto difficile da ottenere poiché a quelle altitudini le api stentano a sopravvivere (la produzione viene di fatti basata sulla così detta "apicoltura nomade").

Sul rododendro un tempo erano diffuse parecchie credenze: si pensava, ad esempio, che attirasse tuoni e fulmini; per questo motivo in tedesco veniva anche identificato come "Donnerblume" o "fior di tuono". Anche il suo utilizzo come legna da ardere veniva scoraggiato poiché si pensava che facesse bruciare qualsiasi cosa si cucinasse col fuoco da esso prodotto.

Il suo legno veniva altresì utilizzato per produrre scope, mobili e bastoni.

Per concludere un'ultima particolarità sulle foglie. Il colore rosso della pagina inferiore è legato alla presenza di alcune ghiandole ferruginee, che altro non sono se non tricomi (cioè dei peli ghiandolari), delle strutture simili a scaglie, in questo caso, in grado di produrre i composti chimici tossici sopra accennati. Inoltre, siccome il Rhododendron ferrugineum cresce su terreni particolarmente ricchi di ferro libero, elemento tossico, se presente in eccesso, la pianta utilizza questi piccoli "depositi fogliari" per immagazzinare questo ferro in più: ecco perchè il colore ruggine.

Immagini

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