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Il ''Colchicum autumnale'' è una delle più belle piante della flora alpina e subalpina; è una specie erbacea, perenne e geofita. E' quindi provvista di un [[Strutture vegetali#B|'''bulbo''']] sotterraneo, approssimativamente ellittico (4-5cm di diametro) e di color porpora scuro; la superficie esterna del [[Strutture vegetali#T|tubero]] è rivestita da una tunica bruna e squamosa, che rappresenta il residuo del tubero dell'anno precedente. All'interno è carnoso, dal colore bianco e contenente un succo che emana un odore nauseante. Generalmente il tubero è posizionato a circa 20 cm di profondità. | |||
Dal bulbo, a partire dalla fine di Agosto, spunta un '''fiore''' delicato, che, stretto alla base, si allarga progressivamente verso l'apice aprendosi poi in sei tepali lanceolati, | Dal bulbo, a partire dalla fine di Agosto, spunta un '''fiore''' delicato, che, stretto alla base, si allarga progressivamente verso l'apice aprendosi poi in sei [[Strutture vegetali#T|tepali]] lanceolati, dalle inconfondibili sfumature, che vanno dal rosa al lilla. La base è talora avvolta da una guaina membranosa, che, a seconda degli esemplari, copre il tubo corollino per una lunghezza compresa tra 1 e 3 cm. Scostando i tepali possiamo scorgere, all'interno della [[Strutture vegetali#C|corolla]], gli organi riproduttivi del fiore: circondati da 6 [[Strutture vegetali#S|stami]], ben riconoscibili dalle [[Strutture vegetali#A|antere]] gialle, si notano 3 [[Strutture vegetali#S|stili]], alla cui sommità compaiono dei [[Strutture vegetali#F|filamenti]] ricurvi ad uncino, gli stimmi. I fiori sono quindi ermafroditi. Il numero degli stami permette di distinguere il ''Colchicum autumnale'' (6 stami) dai ''Crocus'' (3 stami), due specie morfologicamente simili. | ||
Dopo la fecondazione (favorita dal lavoro di api e mosche, che si cibano del nettare alla base dei tepali), il '' | Dopo la fecondazione (favorita dal lavoro di api e mosche, che si cibano del nettare alla base dei tepali), il ''Colchimcum autumnale'' sfiorisce, scomparendo sottoterra per tutto il periodo invernale. Solamente con i primi tepori della primavera, dal tubero spuntano le '''foglie''', lanceolate e lunghe da 20 a 30 cm, di un caratteristico verde lucente. Verso Maggio tra le foglie compare anche una capsula ovoide, che rappresenta proprio il '''frutto''' relativo alla fioritura dell'anno precedente. La capsula, grossa come una noce, è divisa in tre comparti, ognuno dei quali contiene molti semi. Nel periodo successivo le foglie appassiranno, e solo verso Agosto, il colchico spunterà di nuovo, mostrando un nuovo fiore, che verrà nuovamente impollinato, dando così inizio ad un nuovo "ciclo". | ||
===Habitat=== | ===Habitat=== | ||
Originario dell'Europa centrale, il '' | Originario dell'Europa centrale, il ''Colchicum autumnale'' cresce nei prati umidi e nelle radure boschive; si trova spesso nei prati sfalciati. Non ha particolari necessità di crescita, vivendo sia in terreni calcarei che in terreni silicei, preferibilmente a pH neutro. Dal punto di vista altitudinale si trova fino a una quota di 2100 m. | ||
===Fioritura=== | ===Fioritura=== | ||
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===Particolarità e curiosità=== | ===Particolarità e curiosità=== | ||
Il ''Colchicum autumnale'' è noto per la sua grande tossicità: si trovano riferimenti a questa pianta già negli scritti di medicina risalenti ai primi secoli d.C.. Effettivamente questa pianta contiene una notevole quantità di ''alcaloidi'', tra i quali spicca la ''colchicina''. Gli alcaloidi sono composti chimici contenenti azoto, aventi un effetto spesso dannoso per il nostro organismo; tra alcaloidi più conosciuti ricordiamo la caffeina, la morfina o l'acido lisergico (LSD). La colchicina, in particolar modo, ha la | {{avvertenze}} | ||
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Il ''Colchicum autumnale'' è noto per la sua grande tossicità: si trovano riferimenti a questa pianta già negli scritti di medicina risalenti ai primi secoli d.C.. Effettivamente questa pianta contiene una notevole quantità di ''alcaloidi'', tra i quali spicca la ''colchicina''. Gli alcaloidi sono composti chimici contenenti azoto, aventi un effetto spesso dannoso per il nostro organismo; tra alcaloidi più conosciuti ricordiamo la caffeina, la morfina o l'acido lisergico (LSD). La colchicina, in particolar modo, ha la capacità di impedire la formazione del fuso mitotico, una fase di estrema importanza per la corretta duplicazione del nucleo cellulare (e, quindi, della cellula stessa); la colchicina favorisce, quindi, il fenomeno della polipliodia. A causa di questa sua proprietà questa sostanza viene anche utilizzata in ingegneria genetica: ad esempio, spesso piante OGM con corredo cromosomico dispari (3n, 5n, ecc), sterili, vengono trattate con colchicina, in modo tale da ''raddoppiare'' il loro materiale genetico, rendendolo quindi pari (ad esempio, 3nx2=6n). Questo rende nuovamente tali piante fertili. | |||
Oltre alla colchicina sono presenti anche tannini, resine, acido gallico, fitosterina, amido e zuccheri; tutti questi principi attivi | Oltre alla colchicina sono presenti anche tannini, resine, acido gallico, fitosterina, amido e zuccheri; tutti questi principi attivi si trovano prevalentemente nei semi e nel tubero. | ||
Nelle dosi adeguate, la pianta può tuttavia essere un ottimo rimedio medicinale: in particolare risulta diuretica, antigottosa, antinevralgica, vermifuga e sedativa. In dosi eccessive, invece, si riscontrano i caratteristici sintomi da avvelenamento: bruciore alla bocca, nausea, vomito, diarrea sanguinolenta, aumento della frequenza cardiaca e dolori al torace. Dopo molte ore, invece, questi primi sintomi lasciano il posto a febbre e insufficienza epatica e renale. Inoltre si sono verificati anche casi di avvelenamento causati dal latte di pecore e capre che si sono cibate di questa pianta: sembra infatti che questi animali abbiano sviluppato una particolare forma di resistenza alla colchicina, | Nelle dosi adeguate, la pianta può tuttavia essere un ottimo rimedio medicinale: in particolare risulta [[biofarmacologia #D|diuretica]], [[biofarmacologia #A|antigottosa]], [[biofarmacologia #D|antinevralgica]], [[biofarmacologia #V|vermifuga]] e [[biofarmacologia #S|sedativa]]. In dosi eccessive, invece, si riscontrano i caratteristici sintomi da avvelenamento: bruciore alla bocca, nausea, vomito, diarrea sanguinolenta, aumento della frequenza cardiaca e dolori al torace. Dopo molte ore, invece, questi primi sintomi lasciano il posto a febbre e insufficienza epatica e renale. Inoltre si sono verificati anche casi di avvelenamento causati dal latte di pecore e capre che si sono cibate di questa pianta: sembra infatti che questi animali abbiano sviluppato una particolare forma di resistenza alla colchicina; la sostanza, tuttavia, non viene eliminata nel corso della digestione e si ritrova, quindi, nel loro latte. | ||
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Versione attuale delle 17:27, 2 mar 2013
Colchico | ||||||||||||||||
Fiori di Colchico | ||||||||||||||||
Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Colchicum autumnale L. | ||||||||||||||||
Nomi comuni | ||||||||||||||||
Colchico | ||||||||||||||||
Proprietà Farmacologiche | ||||||||||||||||
velenoso |
Colchicum autumnale (L.)
Come si presenta
Il Colchicum autumnale è una delle più belle piante della flora alpina e subalpina; è una specie erbacea, perenne e geofita. E' quindi provvista di un bulbo sotterraneo, approssimativamente ellittico (4-5cm di diametro) e di color porpora scuro; la superficie esterna del tubero è rivestita da una tunica bruna e squamosa, che rappresenta il residuo del tubero dell'anno precedente. All'interno è carnoso, dal colore bianco e contenente un succo che emana un odore nauseante. Generalmente il tubero è posizionato a circa 20 cm di profondità.
Dal bulbo, a partire dalla fine di Agosto, spunta un fiore delicato, che, stretto alla base, si allarga progressivamente verso l'apice aprendosi poi in sei tepali lanceolati, dalle inconfondibili sfumature, che vanno dal rosa al lilla. La base è talora avvolta da una guaina membranosa, che, a seconda degli esemplari, copre il tubo corollino per una lunghezza compresa tra 1 e 3 cm. Scostando i tepali possiamo scorgere, all'interno della corolla, gli organi riproduttivi del fiore: circondati da 6 stami, ben riconoscibili dalle antere gialle, si notano 3 stili, alla cui sommità compaiono dei filamenti ricurvi ad uncino, gli stimmi. I fiori sono quindi ermafroditi. Il numero degli stami permette di distinguere il Colchicum autumnale (6 stami) dai Crocus (3 stami), due specie morfologicamente simili.
Dopo la fecondazione (favorita dal lavoro di api e mosche, che si cibano del nettare alla base dei tepali), il Colchimcum autumnale sfiorisce, scomparendo sottoterra per tutto il periodo invernale. Solamente con i primi tepori della primavera, dal tubero spuntano le foglie, lanceolate e lunghe da 20 a 30 cm, di un caratteristico verde lucente. Verso Maggio tra le foglie compare anche una capsula ovoide, che rappresenta proprio il frutto relativo alla fioritura dell'anno precedente. La capsula, grossa come una noce, è divisa in tre comparti, ognuno dei quali contiene molti semi. Nel periodo successivo le foglie appassiranno, e solo verso Agosto, il colchico spunterà di nuovo, mostrando un nuovo fiore, che verrà nuovamente impollinato, dando così inizio ad un nuovo "ciclo".
Habitat
Originario dell'Europa centrale, il Colchicum autumnale cresce nei prati umidi e nelle radure boschive; si trova spesso nei prati sfalciati. Non ha particolari necessità di crescita, vivendo sia in terreni calcarei che in terreni silicei, preferibilmente a pH neutro. Dal punto di vista altitudinale si trova fino a una quota di 2100 m.
Fioritura
Il periodo di fioritura va da Agosto a inizio Novembre; la fruttificazione, invece, ha luogo nel periodo da Maggio a Giugno.
Particolarità e curiosità
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Impieghi |
Sotto controllo medico si fa uso di questa pianta mediante infuso, per uso interno e con tintura per un uso esterno mediante frizioni. I semi inoltre sempre per uso esterno, in tintura diluita sono antipruriginosi. |
Il Colchicum autumnale è noto per la sua grande tossicità: si trovano riferimenti a questa pianta già negli scritti di medicina risalenti ai primi secoli d.C.. Effettivamente questa pianta contiene una notevole quantità di alcaloidi, tra i quali spicca la colchicina. Gli alcaloidi sono composti chimici contenenti azoto, aventi un effetto spesso dannoso per il nostro organismo; tra alcaloidi più conosciuti ricordiamo la caffeina, la morfina o l'acido lisergico (LSD). La colchicina, in particolar modo, ha la capacità di impedire la formazione del fuso mitotico, una fase di estrema importanza per la corretta duplicazione del nucleo cellulare (e, quindi, della cellula stessa); la colchicina favorisce, quindi, il fenomeno della polipliodia. A causa di questa sua proprietà questa sostanza viene anche utilizzata in ingegneria genetica: ad esempio, spesso piante OGM con corredo cromosomico dispari (3n, 5n, ecc), sterili, vengono trattate con colchicina, in modo tale da raddoppiare il loro materiale genetico, rendendolo quindi pari (ad esempio, 3nx2=6n). Questo rende nuovamente tali piante fertili.
Oltre alla colchicina sono presenti anche tannini, resine, acido gallico, fitosterina, amido e zuccheri; tutti questi principi attivi si trovano prevalentemente nei semi e nel tubero.
Nelle dosi adeguate, la pianta può tuttavia essere un ottimo rimedio medicinale: in particolare risulta diuretica, antigottosa, antinevralgica, vermifuga e sedativa. In dosi eccessive, invece, si riscontrano i caratteristici sintomi da avvelenamento: bruciore alla bocca, nausea, vomito, diarrea sanguinolenta, aumento della frequenza cardiaca e dolori al torace. Dopo molte ore, invece, questi primi sintomi lasciano il posto a febbre e insufficienza epatica e renale. Inoltre si sono verificati anche casi di avvelenamento causati dal latte di pecore e capre che si sono cibate di questa pianta: sembra infatti che questi animali abbiano sviluppato una particolare forma di resistenza alla colchicina; la sostanza, tuttavia, non viene eliminata nel corso della digestione e si ritrova, quindi, nel loro latte.
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